In questi giorni Andrew Huberman sta pubblicando contenuti a mio avviso veramente eccezionali: nell’ultimo episodio del suo podcast tratta un argomento che a me sta particolarmente a cuore – il Growth Mindset, ovvero, letteralmente, l’approccio mentale necessario a crescere e a migliorare.

Per affrontare questo argomento, Huberman si avvale di papers pubblicati dai colleghi Carol Dwek (Stanford University), Alia Crum (Stanford University) e David Yaeger (University of Texas – Austin), nonchè della sua decennale esperienza in materia di Neuroplasticità.

Iniziamo con il non semplice compito di cercare di definire cosa si intende per Mentalità di Crescita. Online si trovano molte definizioni, non sempre complete o soddisfacenti, quindi cerco di proporre una mia versione:

“Il Growth Mindset rappresenta un approccio mentale che incoraggia e facilita la crescita personale, la resilienza e la fiducia nelle proprie abilità di migliorarsi e affrontare in modo positivo, con impegno e determinazione, le sfide della vita.”

La mentalità di crescita è possibile perchè il cervello è neuroplastico, ovvero in grado di modificarsi strutturalmente in base alle esperienze. La neuroplasticità del cervello è massima prima dei 25 anni, ma continua a “funzionare” anche dopo, fino alla morte, se ci sottoponiamo a nuove esperienze e sfide.

Il primo elemento, secondo me abbastanza dirompente, dell’analisi di Huberman è il seguente:

Una Mentalità di Crescita efficace presuppone una scissione netta tra l’identità della persona e la performance.

Sembra controintuitivo, ma è stato dimostrato da Carol Dweck in un paper pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology: in questo studio a due gruppi di bambini sono stati dati dei feedback verbali di due tipi che possono essere semplificati in feedback legati all’identità (“sei bravo”, “sei intelligente”, “sei talentuoso”…) e feedback legati all’azione (“ti sei impegnato”, “complimenti per aver dato il massimo”…).

I bambini che hanno ricevuto feedback legati all’identità, nelle fasi successive dello studio, quando hanno avuto la possibilità di scegliere i compiti con cui misurarsi, hanno scelto ciò che già conoscevano e in cui avevano già ottenuto risultati positivi, in modo da ricevere nuovamente feedback che rinforzassero la loro identità di bambino bravo/intelligente.

I bambini, invece, che hanno ricevuto feedback legati all’azione, hanno scelto compiti nuovi, sfidanti, spesso incrementalmente complessi dove, nel breve termine, hanno tendenzialmente ottenuto risultati peggiori delle controparti che hanno scelto compiti già conosciuti.

Nel lungo termine, però, quando ai bambini non è più stata data la possibilità di scegliere, ma i compiti sono stati pre-assegnati, chi aveva ricevuto feedback legati all’azione, essendosi volontariamente esposto a compiti più vari (e spesso più complessi), ha ottenuto risultati marcatamente migliori.

Nello studio di Carol Dwek, il feedback era “esterno” al bambino (dato da un insegnante/un genitore ecc.), ma la medesima logica si applica anche sul feedback “interno”: possiamo modificare i nostri circuiti neurali, migliorando le nostre performances dandoci continuamente feedback legati all’azione, evitando feedback legati all’identità.

Per farla breve, guardarsi allo specchio autoconvincendosi di essere intelligenti o talentuosi è fortemente controproducente.

Mentalità di Crescita

Complimentarsi con se stessi per l’impegno che mettiamo in quello che facciamo, invece, ci consente di plasmare il nostro cervello in modo positivo e, a lungo termine, ci renderà delle persone di maggior successo. Inoltre, utilizzare un dialogo interiore che tende a identificarci troppo con la nostra performance, rischia di minare la nostra identità nel momento del fallimento (il bambino “intelligente” che fallisce il compito, improvvisamente si sentirà meno intelligente).

Identificarsi con la performance, quando la performance è negativa, peraltro, ci porta ad un dialogo interiore fisso, ad un’approccio che non contempla un miglioramento: “sono negato”, “non sono abbastanza intelligente”, “non sono abbastanza forte”, ecc.

Una delle tecniche più semplici ed efficaci per migliorare rapidamente il proprio approccio mentale è identificare le aree in cui ci diamo feedback legati all’identità e cercare di cambiare volontariamente il nostro dialogo interiore per portarlo a darci feedback legati all’azione.

Mentalità di crescita. Da Gatto a Leone!

Un aspetto che influenza profondamente la nostra mentalità di crescita e che, potenzialmente, rischia di inibire il nostro potenziale è la capacità di accettare errori, fallimenti e lo stress che ne consegue. Il nemico numero uno della mentalità di crescita è non provare a fare qualcosa per paura del fallimento.

Alia Crum, tuttavia, ha dimostrato in alcuni studi che lo stress può anche essere un importante acceleratore della mentalità di crescita. Per la precisione, il principale concetto che emerge dagli studi di Alia Crum è che lo stress può sia migliorare che peggiorare la performance e la capacità di affrontare le sfide; l’uno o l’altro risultato dipendono dalle convinzioni e dalla percezione individuale che le persone hanno dello stress!

In uno studio, in particolare, due gruppi di studenti sono stati esposti a due lezioni differenti. Un gruppo ha seguito una lezione in cui venivano spiegati gli effetti negativi dello stress su salute e performance (focus su quello che viene definito distress, o stress negativo), l’altro gruppo, invece, ha seguito una lezione in cui venivano spiegati i benefici dello stress su salute e performance (focus su quello che viene definito eustress, o stress positivo). Quando ai due gruppi è stato poi chiesto di eseguire dei compiti più o meno complessi, l’impatto delle aspettative createsi è stato marcato ed evidente: quanto più i compiti assegnati erano sfidanti e stressanti, tanto più i risultati dei due gruppi divergevano – chi aveva introiettato un concetto di stress negativo performava sistematicamente peggio di chi aveva seguito la lezione sullo stress positivo.

Il messaggio chiave da portarsi a casa, in questo caso, è che le aspettative e la forma-mentis contano TANTISSIMO. La stessa esperienza stressante può essere percepita come positiva o negativa da due persone diverse.

In quest’ottica diventa, chiaramente, di primaria importanza sfruttare la neuroplasticità dei nostri cervelli per iniziare a percepire lo stress (e le sensazioni che lo accompagnano) come qualcosa di positivo e non come un nemico da combattere: il pensiero da interiorizzare è che lo stress è SEMPRE positivo, a parte quando interferisce con il sonno ed il riposo (vi rimando ai precedenti articoli su sonno e ashwagandha per approfondire – https://bodyhacking.it/2023/07/limportanza-del-sonno/ e https://bodyhacking.it/2023/07/ashwagandha-o-ginseng-indiano/).

Abbiamo parlato di Mentalità di Crescita e di approccio allo Stress, ma di preciso come si combinano questi due concetti?

Il tema è stato affrontato dettagliatamente da David Yaeger che ha dimostrato come il semplice fatto di esporre studenti adolescenti ai concetti di Mentalità di Crescita e di Stress come fattore positivo per la performance, è in grado di ridurre i livelli di stress percepito e portarli ad essere più intraprendenti, imbarcandosi in progetti più ambiziosi e ottenendo migliori risultati a lungo termine.

Pensateci bene – quest’ultimo studio, in fondo, sta dicendo che il solo fatto che stiate leggendo questo articolo e stiate interiorizzando questi concetti è in grado di plasmare la vostra percezione della realtà e dello stress, sfruttando la neuroplasticità del cervello per migliorare immediatamente il vostro approccio mentale.

A costo di essere banale, chiudo con un suggerimento molto pratico: iniziate a darvi feedback legati all’azione, convincetevi che lo stress è positivo e affrontate con curiosità ed energia la novità e le sfide. In breve tempo, guardandovi indietro, vi meraviglierete della strada percorsa!

Mattia

Il podcast completo, in lingua originale, lo trovate qui: https://hubermanlab.com/how-to-enhance-performance-and-learning-by-applying-a-growth-mindset/